Tre Coni Gambero Rosso alla gelateria G&Co di Tricase
Si conferma eccellenza in Puglia ed in Italia la gelateria G&Co di Tricase che, per la quarta volta consecutiva, si aggiudica l’ambito riconoscimento dei “Tre Coni Gambero Rosso“.
Sempre alla ricerca di qualità e gusto, da oltre 10 anni un must nel centro storico di Tricase, la gelateria G&Co è gestita dalle sorelle Ricchiuto.
Amore per la professione e grande abilità riconosciute ormai, oltre che dalla clientela, anche dagli addetti del settore.
La storica casa editrice italiana specializzata in enogastronomia ed autrice di diverse pubblicazioni digitali ed a mezzo stampa Gambero Rosso, infatti, ha premiato anche quest’anno G&Co con il massimo riconoscimento assegnato alle gelaterie: quello, appunto, dei 3 coni.
“L’idea era di fare qualcosa che potesse coinvolgere la famiglia, ma non sapevo cosa” fa Annalisa Ricchiuto.
Comincia nel 2010, con sua sorella Antonella, a ragionare su un progetto tutto loro, progetto che poi ha preso vita e forma un paio di anni dopo.
“Avevamo formazione ed esperienze diverse – io in campo alberghiero e lei amministrativo – ma abbiamo capito che la gelateria faceva al caso nostro”. Inizialmente sono loro due, ma passa poco e coinvolgono anche le altre due sorelle Gabriella e Miriam.
Così è diventato un affare di famiglia: “ci siamo portate dietro il nostro modo di fare e di pensare.
Dentro la gelateria c’è il modo in cui siamo state cresciute”.
Tre Coni Gambero Rosso alla gelateria G&Co di Tricase
Inclusività è una delle parole d’ordine.
“Volevamo creare una gelateria aperta a tutti, che andasse incontro a ogni tipo di cliente”.
Un gelato buono, sano, facile da capire ma che sapesse sollecitare la curiosità di chi – invece – cerca in un cono qualcosa di più.
Ricette originali, materie prime di rango, alternative che incontrano le diverse esigenze nutrizionali: “abbiamo anche una linea senza” spiega “senza zucchero bianco, con fruttosio o stevia, senza lattosio”, non solo: alcuni prodotti sono stati studiati per chi segue un percorso medico particolare, “siamo felici di aver fatto qualcosa per soggetti chemioterapici, per noi è stato importante portare un piccolo sollievo in situazioni particolari”.
“Sin da subito abbiamo avuto, come punto di partenza, una grande attenzione al naturale, anche se ci siamo inserite in un mondo dominato da semilavorati”.
Difficoltà? “Tantissime: non siamo figlie d’arte, non c’è stato tramandato nulla dai nostri genitori, ci sono state tante difficoltà sotto tutti i punti di vista: economici, imprenditoriali, tecnici”.
Senza contare l’ambiente: “siamo in un piccolo paese, un borghetto in cui non si può contare su sacche di clientela importanti, come per esempio nei grandi centri o nelle città universitarie”.
I corsi di formazione, sono stati e sono tutt’ora elementi integranti di questo progetto “ma la svolta è arrivata con Francesco Morgigno: è lui il nostro guru”.
La differenza maggiore, quando si decide di non fare un lavoro di tipo commerciale, è svincolarsi da certe omologazioni dalle e far valere le proprie scelte “decidere di non allinearsi a mere scelte commerciali, dettate unicamente dalla prospettiva di guadagno, implica un rischio”.
Le spese, quando si decide di lavorare con prodotti freschi, si moltiplicano in modo esponenziale.
Pensiamo alle ciliegie: quanta forza lavoro (e dunque costo) necessita snocciolarne la quantità necessaria? È un esempio, ma che potrebbe essere adattato a tanti prodotti.
“Acquistare la frutta fresca richiede molte più ore di lavoro e tante difficoltà”, senza contare lo spazio necessario – molto più ampio – e gli scarti che si producono. Già gli scarti.
Scegliamo materie prime di qualità, se nella nostra zona, ancor meglio”, così la loro ricerca le ha portate a girare in lungo e in largo il Salento, alla ricerca del prodotto, ma soprattutto del produttore.
Così arrivano al fico giusto – “opuntia dillenii” – i limoni campani, le fragole.
Non solo: “nel periodo più tranquillo coltiviamo le rose, ci siamo innamorate di quel bouquet e volevamo trovare il modo per farlo gustare”.
Nasce così uno dei gusti più iconici, la crema di rose.
“Invece di un semilavorato abbiamo scelto il bouquet, lo abbiamo piantumato i fiori e poi lavorato il gelato”.
Rose damascena inglese turca cinese: tutte riunite insieme e trasformate il gelato.
Un po’ come accade per l’aloe che coltiva una signora della zona o l’olio “stando in Salento non potevamo no fare un gelato all’olio di oliva: abbiamo trovato una azienda che produce un extravergine elegantissimo, perfetto”.
Fonte: IlGallo
Fonte: Gamberorosso