Crostini di provola di bufala, dalla tradizione contadina foggiana

Crostini di provola di bufala, dalla tradizione contadina foggiana.

Questo piatto arriva direttamente dalla tradizione contadina foggiana.

Un antipasto fresco e gustoso che viene preparato nel momento immediato in cui le provole fresche, prodotte in giornata, arrivano in città.

Il pane fritto nell’olio da condire con pezzetti di acciughe ed alici, con filetti di pomodoro pelato e prezzemolo è l’ideale da condire con la provola di bufala affettata.

Il latticino sciolto sarà il goloso condimento per un antipasto semplice e gustosissimo, da preparare velocemente e da gustare con voracità.

Crostini di provola di bufala

Porzioni 4 persone

Difficoltà facile

Costo basso

Calorie (per porz.) 625 calorie

Grassi (per porz.) 17 grammi

Preparazione 10 minuti

Cottura 5 minuti

Tempo totale 15 minuti

Crostini di provola di bufala, dalla tradizione contadina foggiana.

INGREDIENTI PER LA RICETTA

2 provole di bufala

400 g Pane di Altamura

Olio

4 alici

4 filetti di pomodoro

prezzemolo

PREPARAZIONE CROSTINI DI PROVOLA DI BUFALA

Andate a disporre su una teglia delle fettine di pane di Altamura fritto nell’olio.

Successivamente condite il pane con dei pezzettini di acciughe o con delle alici.

Aggiungetevi i filetti di pomodoro fresco pelato e del prezzemolo.

Infine affettate le provole di bufala andandole a sistemare sulle fettine di pane.

Come ultimo step posizionate la griglia in forno caldo andando a toglierla nel momento in cui il latticino risulterà un po’ sciolto.

Mozzarella di bufala campana

Crostini di provola di bufala

La mozzarella di bufala campana è un formaggio molle, fresco, a pasta filata prodotto tradizionalmente nelle province di Caserta e Salerno.

La produzione si svolge altresì in selezionate località della città metropolitana di Napoli, nonché nel Lazio meridionale, nell’alta Puglia e nel comune molisano di Venafro.

La mozzarella di bufala campana è sovente definita “regina della cucina mediterranea”, ma anche “oro bianco” in ossequio alle pregiate qualità alimentari e gustative del prodotto caseario.

Ha ottenuto la denominazione di origine protetta (DOP) nel 1996.

Il termine “mozzarella” deriva dal nome dell’operazione di mozzatura compiuta per separare l’impasto in singoli pezzi.

Questo formaggio è prodotto solo con latte fresco e intero di bufala di razza mediterranea italiana.

Gli animali devono essere iscritti all’anagrafe e sono allevati secondo gli usi locali a stabulazione semilibera, al pascolo aperto.

Il latte con un contenuto di grassi minimo, stabilito dal disciplinare, deve essere consegnato al caseificio per la successiva trasformazione entro 60 ore dalla mungitura.

L’acificazione del latte, riscaldato a 33-39 °C, è ottenuta mediante aggiunta di fermenti naturali derivanti da precedenti lavorazioni di latte di bufala (il cosiddetto “siero innesto”); si immette quindi il caglio (naturale di vitello) per ottenere la coagulazione.

La cagliata, rotta fino a ottenere grani della dimensione di una noce, è fatta maturare in siero per circa 5 ore e successivamente ridotta in strisce filate in acqua a 95 °C, “mozzate” per ottenere la pezzatura desiderata.

I pezzi ricavati sono tenuti in acqua potabile fredda e salati in salamoia per tempi variabili: una volta confezionati, vengono conservati nel liquido di governo.

La mozzarella di bufala campana DOP è immesso al consumo in varie forme: tonda, bocconcini, trecce, perline, ciliegine, nodini, ovoline, con pesi che variano da 20 a 800 g.

Il colore della crosta, liscia e spessa un millimetro, è bianco porcellana, mentre la pasta a sfoglie sottili è elastica, entro le prime 10 ore dal confezionamento, per poi diventare più fondente, priva di occhiatura: al taglio si libera una lieve sierosità bianca e grassa con profumo di fermenti lattici.

Il sapore è caratteristico e delicato.

Il prodotto può anche essere affumicato con procedimenti naturali e tradizionali.

L’affumicatura artigianale si realizza esponendo il formaggio, tenuto in un recipiente cilindrico la cui sommità è chiusa da uno spesso telo bagnato, al fumo di paglia di grano: il fumo attraversa il cilindro e scurisce la crosta della mozzarella, che da bianco porcellana vira ad un giallo scuro, mentre la pasta assume un sapore molto caratteristico e gradevole di affumicato.

Immessa al consumo, la mozzarella reca il contrassegno previsto dal disciplinare seguito dalla menzione “DOP”.

Fonte puglia.com

Fonte Wikipedia

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