Egnazia, importantissimo centro commerciale dell’antichità!
La sua posizione geografica fece di Egnazia un importantissimo centro commerciale dell’antichità.
Le sue origini risalenti al XV sec. a.C. sono testimoniate da illustri citazioni di Orazio e Plinio il Vecchio.
Egnazia ha dato il nome ad un tipo di ceramica (detta appunto “di Gnathia”) qui prodotta, e caratterizzata da decorazioni colorate su sfondo nero.
All’esterno delle mura di cinta si trova il Museo Archeologico Nazionale di Egnazia, al suo interno i reperti sono organizzati in tre differenti mostre tematiche: la prima su materiali dell’età del bronzo, la seconda sulla storia della città e la terza intitolata Archeologia globale ad Egnazia nella quale si evidenziano le relazioni tra l’archeologia e le altre discipline scientifiche.
Il Parco Archeologico di Egnazia è di notevoli dimensioni, partendo dalle colline fino a giungere a mare dove si trovano i resti del porto e del muraglione messapico che rappresentava l’estremo limite della città.
Tra i resti è possibile riconoscere quello della Basilica civile di età augustea.
Qui si amministrava la giustizia e si trattavano gli affari, è ha pianta rettangolare con gli spazi separati da colonne.
La Basilica Episcopale invece è un grande edificio a tre navate con tre ingressi preceduti da un portico, è stato ritrovato parte del mosaico della navata destra ed è conservato all’interno del museo.
Il Sacello delle Divinità Orientali fu edificato nel III secolo d.C., al centro si trova un basamento con un’iscrizione latina ed alcuni strumenti musicali scolpiti, nelle sue vicinanze fu ritrovata la testa di Attis attualmente esposta all’interno del museo.
Ciò che comunemente è chiamato Anfiteatro in realtà aveva una funzione ancora non del tutto chiara, dato che lo si considerava o un anfiteatro o un mercato; recenti studi hanno portato a pensare che in realtà si trattasse del Teatro Sacro, collegato al Sacello delle Divinità Orientali; con l’avvento del cristianesimo molto probabilmente divenne il mercato boario.
All’interno del parco è possibile vedere anche un Criptoportico, struttura tipica romana in parte scavato ed in parte edificato, è ricoperto a botte e presenta delle aperture per l’aerazione.
Non si sa attualmente quali strutture si trovavano sopra, risulta quindi difficile identificare la sua funzione di collegamento, potrebbe però trattarsi anche di un deposito di cereali.
Egnazia, importantissimo centro commerciale dell’antichità
Storia degli scavi di Egnazia
Egnazia vista dall’acropoli: in evidenza, la zona occidentale, ancora in fase di scavo (giugno 2007).
La storia degli scavi effettuati ad Egnazia è simile a quella di altri comuni pugliesi con importanti testimonianze archeologiche, come Ruvo o Canosa, in quanto i primi rinvenimenti furono finalizzati per lo più al saccheggio e alla vendita sommaria dei reperti pervenuti.
In particolare, i primi depredamenti ebbero luogo nel 1809 quando alcuni ufficiali francesi di stanza ad Egnazia, per rendere più interessanti le loro giornate cominciarono a sondare il terreno circostante le rovine (all’epoca coperte di rovi) per ricavarne reperti da rivendere poi sul mercato archeologico clandestino.
A causa della carestia del 1846 e alla conseguente mancanza di lavoro, fasanesi e monopolitani si diedero al saccheggio sistematico di centinaia di tombe per fare incetta di vasi, bronzi, oggetti d’oro, monete, statuette di terracotta che rivendevano a Napoli e altrove.
La vicenda suscitò il biasimo del Mommsen, in particolare per le modalità con cui venivano svolti gli scavi, effettuati senza che si prendessero le notizie relative alle circostanze del ritrovamento, privando perciò la Storia, in ogni scavo, per tutto il tempo a venire, di importanti dati per ricostruirne il corso.
Le notizie di quanto accadeva ad Egnazia raggiungevano regolarmente Napoli ed il Pepe ricorda anche che fu predisposta un’ispezione affidata all’architetto Carlo Bonucci.
Questi però, probabilmente influenzato dall’Intendente della Provincia, che in quella occasione gli fece dono del caduceo d’oro poi venduto ai musei di Berlino, si fermò a Bari, informando le autorità napoletane che non era il caso di scavare a Egnazia per la “scarsa consistenza dei monumenti da indagare”.
Il traffico era alimentato proprio da queste persone, come ci dimostra lo stesso Bonucci, che non menzionò la vendita del caduceo di bronzo, acquistato per soli due carlini presso un contadino e poi ceduto per 25 piastre, dopo molte e vive insistenze, al negoziante napoletano Barone, che a sua volta lo rivendette per 72 colonnati a un tale, che lo portò fuori dall’Italia.
I primi scavi metodici furono effettuati nel 1912, per poi riprendere nel 1939, 1964 e 1978, anno in cui fu costruito l’attuale museo archeologico, e sono tuttora in corso: dal 2001 l’Università degli Studi di Bari in collaborazione con il comune di Fasano porta avanti un progetto di scavo che sta contribuendo a una più approfondita conoscenza della città;
tra le scoperte più importanti vi è il rinvenimento dell’altra metà della piazza porticata scoperta da Quintino Quagliati nel 1912 e di altre interessanti strutture che stanno aiutando gli archeologi a chiarire alcuni aspetti urbanistici finora non del tutto conosciuti.
Fonte: puglia.com
Fonte: wikipedia
Leggi: Specchia