Castro

Castro (Casciu in dialetto salentino) è un comune italiano della provincia di Lecce in Puglia.

Situato lungo la costa orientale della penisola salentina, il comune è formato dall’abitato principale di origine medievale, e dalla parte bassa di Castro Marina (Casciu de sutta), sorta intorno al porto.

Centro peschereccio e balneare, vanta origini antiche quale erede della romana Castrum Minervae.

Fu una delle prime città del Salento ad essere elevata al rango di contea; fu anche sede vescovile fino al 1818.

Il toponimo deriva dal latino Castrum (fortezza) e l’insediamento prese il nome di Castrum Minervae per la presenza di un tempio consacrato a Minerva.

La voce latina fin dal secolo III risulta – come antico latinismo – anche in lingua greca, cioè Κάστρον (Kàstron).

Il poeta Virgilio, nell’Eneide, colloca il primo approdo di Enea in Italia a Castrum Minervae (di fronte a Butroto, nell’Epiro); il suo porto era dominato da un alto promontorio alla sommità del quale si ergeva il maestoso tempio consacrato alla dea Minerva.

Gli scavi del 2007, che hanno interessato l’acropoli di Castro, hanno portato alla luce le tracce di un santuario probabilmente dedicato a Minerva, l’Atena dei Greci. Questa scoperta conferma il centro salentino come la mitica Castrum Minervae, approdo di Enea.

Nel III libro Enea pronuncia: “ci spingiamo innanzi sul mare (….) quando da lungi scorgiamo oscuri colli e il basso lido dell’Italia (…) Le invocate brezze rinforzano, e già più vicino si intravede un porto, e appare un tempio di Minerva su una rocca. I compagni ammainano le vele e volgono a riva le prore.

Il porto è incurvato ad arco dalla corrente dell’Euro; i suoi moli rocciosi protesi nel mare schiumano di spruzzi salati, e lo nascondono; alti scogli infatti lo cingono con le loro braccia come un doppio muro, e ai nostri occhi il tempio si allontana dalla riva”.

Nel luglio 2015 a Castro un gruppo di archeologi guidati da Amedeo Galati ha rinvenuto una statua mutila femminile di grandi dimensioni.

L’opera è databile presumibilmente al IV secolo avanti Cristo e potrebbe raffigurare la dea Minerva, confermando così le ipotesi degli scopritori del reperto, anche se la veste con corto gonnellino potrebbe supporre che si tratti di un’Artemide.

Custodita a tre metri dal sottosuolo del centro di Castro, la statua è sprovvista della testa e di altri dettagli anatomici, ma riporta eccezionali tracce di rosso porpora.

Gli archeologi hanno rinvenuto anche la falange di un dito, un braccio e una mano e si spera di poter scoprire con il tempo anche gli altri elementi mancanti.

Se si riuscisse a ricomporla, la statua risulterebbe alta almeno quattro metri.

Già nella preistoria le grotte costiere, in particolare la Romanelli e la Zinzulusa, hanno conosciuto la presenza umana.

La nascita di un primo centro urbano avvenne al tempo delle migrazioni liburno-illiriche e pelasgiche (XVII-XVI secolo a.C.) quando dal vicino Epiro mossero verso occidente popolazioni provenienti dalla penisola balcanica. Fu abitato dai Messapi e dai Greci.

Nel 123 a.C. divenne colonia romana con il nome di Castrum Minervae (così come lo si ritrova nella tavola peutingeriana).

In seguito alla divisione dell’impero romano, Castro divenne un possedimento di Bisanzio e subì frequenti attacchi ad opera degli Alani e degli Ostrogoti nel 378, dei Vandali nel 456, dei Goti nel 543, dei Longobardi e degli Ungari.

Nel 682 fu una delle prime città del Salento ad essere eletta a sede vescovile da papa Leone II.

Con la conquista normanna e la successiva dominazione sveva, divenne un fiorente centro commerciale e sicuro caposaldo militare.

Venne conquistata dagli Arabi per undici anni che la considerarono centro importantissimo e nelle loro carte la indicarono come Al Qatara (il Castello).

Dal 1046 al 1068 Castro fu contesa tra Normanni e Bizantini. Nel 1103 fu elevata a Contea con la famiglia degli Altavilla.

Nel 1270, la Contea di Castro, passò sotto il principato di Taranto. Nel corso dei secoli si succedettero i Biellotto, i De Franco, i De Bugiaco, gli Orsini del Balzo e i della Posta. Nel 1534Carlo V concesse la Contea alla famiglia Gattinara.

In questo secolo la città dovette subire devastanti incursioni ad opera dei pirati saraceni. Le più terribili, nel 1537 e nel 1573, la prostrarono definitivamente: conti e vescovi l’abbandonarono per sedi più comode e sicure; la popolazione superstite si trasferì nei casali dell’entroterra e l’antica Castrum Minervae rimase desolata.

In seguito passò ai Ruiz de Castro, ai Lopez di Zunica e, dal 1777, alla famiglia Rossi che governò sino all’eversione della feudalità nel 1806[8].
L’abolizione della feudalità determinò il definitivo declino di Castro e la soppressione della diocesi nel 1818 ne fu il colpo di grazia.

Il piccolo centro venne così aggregato al comune di Diso costituendone una semplice frazione.

La rinascita della cittadina e lo sviluppo della stessa in un attivo centro di pescatori, artigiani ed operatori turistici a partire dalla seconda metà del Novecento, determinò la restituzione dell’autonomia comunale nel 1975.

Come consuetudine rimandiamo ad un altro articolo l’approfondimento delle opere e delle architetture di questa magnifica città.

Fonte:Wikipedia