In epoca romana Otranto era conosciuta come Hydruntum, dal nome del torrente Hydrus nella cui vallata sorge la città. Altre fonti danno come nome latino Odruntum, termine sempre tuttavia legato alla parola acqua, precisamente al termine messapico “Odra”, appunto acqua.
Ciao a tutti e benvenuti amici di Orgoglio Salentino, come avrete già capito oggi ci troviamo ad Otranto in provincia di Lecce (Puglia).
Otranto è un comune italiano di 5 892 abitanti e come detto fa parte della provincia di Lecce in Puglia.
Situato sulla costa adriatica della penisola salentina, è il comune più orientale d’Italia: il capo d’Otranto, chiamato anche Punta Palascìa, a sud del centro abitato, è il punto geografico più a est della penisola italiana.
Dapprima centro greco-messapico e romano, poi bizantino e più tardi aragonese, si sviluppa attorno all’imponente castello e alla cattedrale normanna. Sede arcivescovile e rilevante centro turistico, ha dato il suo nome al Canale d’Otranto, che separa l’Italia dall’Albania, e alla Terra d’Otranto, antica circoscrizione del Regno di Napoli. Fa parte del club I borghi più belli d’Italia.
Le immediate vicinanze di Otranto erano abitate probabilmente già dal Paleolitico, certamente dal Neolitico; la città fu poi popolata dai Messapi (di cui nel 1995 sono state scoperte le mura e una porta della città), stirpe che precedeva i Greci, quindi – conquistata da costoro – entrò nella Magna Grecia e, ancora, cadde nelle mani dei Romani, diventando presto municipio.
Nel periodo romano, Otranto era una delle città marinare più importanti della Puglia. Il lavoro mercantile e di artigianato locale era molto fiorente, soprattutto nella lavorazione della porpora e dei tessuti.
Era presente a Otranto una comunità ebraica e ciò fa capire l’importanza commerciale che il centro poteva avere e che andava oltre alle isole Ionie.
Prima che Otranto diventasse colonia romana, esisteva già una complessa rete viaria che metteva in comunicazione la cittadina con il resto del Salento e con la Puglia in genere.
I Romani non fecero altro che rinforzarla, introducendola nelle loro arterie di comunicazione. A Otranto rimangono ancora delle testimonianze del passaggio dei Romani: due basi di marmo con epigrafe latina, risalenti al II secolo, che riconducono agli imperatori Lucio Aurelio Vero e Marco Aurelio Antonino.
Nel 162 la città chiese e ottenne di battere moneta e fu così che venne aperta una zecca, rimasta attiva sino al II secolo d.C. Pian piano il porto di Otranto divenne sempre più importante, superando anche quello di Brindisi. Tale realtà non fece altro che consolidarsi in epoca paleocristiana.
L’importanza del suo porto le fece assumere il ruolo di ponte fra oriente e occidente. Otranto fu centro bizantino e gotico, poi normanno, svevo, angioino e aragonese.
Nella sua cattedrale, costruita fra il 1080 e il 1088, nel 1095 venne impartita la benedizione ai dodicimila crociati che, al comando del principe Boemondo I d’Altavilla (1050-1111), partivano per liberare e per proteggere il Santo Sepolcro. A Otranto, l’11 settembre 1227, era morto a seguito di malaria il Ludovico IV di Turingia, sposo di santa Elisabetta d’Ungheria.
Otranto era sede di un’importante comunità ebraica che espresse raffinati poeti nel IX secolo, tra i quali Meiuchas e Shabbatai da Otranto. La comunità era nota in tutto il Mediterraneo e in riferimento al suo prestigio venne coniato il detto «da Bari uscirà la Legge e la parola del signore da Otranto».
Nella seconda metà del XII secolo risiedevano in città 500 famiglie ebree sotto la guida di Meir, Mali, Menachem e Caleb, come testimoniato dal diario di viaggio di Beniamino di Tudela. All’inizio del XIII secolo visse a Otranto il poeta ebreo Anatoli, che ivi compose uno splendido dialogo tra il corpo e la mente dopo la morte. Nel 1219 l’imperatore Federico II confermò al vescovo i diritti sulle decime dei cristiani e degli ebrei residenti a Otranto.
Nel 1480 la città fu attaccata dai Turchi di Maometto II, e, dopo 15 giorni di assedio, l’11 agosto la espugnarono, facendo strage della popolazione (Sacco o Battaglia di Otranto). Il 14 agosto circa 800 prigionieri maschi furono decapitati per non aver voluto rinnegare la fede cristiana: si tratta dei Santi Martiri di Otranto.
I Turchi distrussero anche il Monastero di San Nicola di Casole (poco a sud di Otranto). In esso i monaci basiliani avevano costituito la più vasta biblioteca dell’allora Occidente oltre ad avere istituito la prima forma di college nella storia, che ospitava ragazzi provenienti da tutta Europa che si recavano a Otranto per studiare.
Fu uno di questi monaci, Pantaleone, l’autore del monumentale mosaico pavimentale (il più grande in Europa) contenuto nella cattedrale. I Codici prodotti in questo monastero sono ora custoditi in prestigiose biblioteche d’Italia (a Firenze e Venezia) e d’Europa, da Parigi a Londra, da Berlino a Mosca.
Dopo la pesante distruzione da parte dei Turchi, la città si rianimò, presa dalla voglia di riscattarsi. Per la sicurezza furono rafforzate le fortificazioni e nel 1539 la città contava 3200 abitanti con 638 fuochi. In questi anni, Otranto fu contesa dai Veneziani e nuovamente dagli Angioini. Nel frattempo gli Ottomani tentarono nuovi assalti alla città, nel 1535 e nel 1537, ma Otranto riuscì sempre a resistere.
A partire dalla seconda metà del Seicento Otranto visse un netto calo della sua importanza. Il commercio fu soggetto a un arresto e le manifestazioni culturali furono pressoché nulle. Anche nel settore edile non ci furono grandi novità. Molti degli abitanti di Otranto, ormai esausti e spaventati dalle continue incursioni via mare, decisero di lasciare il proprio paese per trasferirsi in luoghi più sicuri. Fu così che la città perse quel posto primario che occupava nel Salento.
Otranto subì altri attacchi dei saraceni, nel 1614 e nel 1644, ma riuscì a uscirne indenne. Molti terreni della zona circostante furono abbandonati e ciò causò la formazione di paludi, dove il rischio di contrarre la malaria si fece sempre più alto.
Il Settecento fu il secolo di una moderata ripresa. L’edilizia crebbe, seppur lievemente. Tutto ciò si deve alla presenza di alcune famiglie che da altri centri della Terra d’Otranto si trasferirono a Otranto per investire i loro risparmi in beni immobili.
Nell’Ottocento la campagna otrantina che circondava i Laghi Alimini era squallida e deserta. Esistevano solo poche masserie, alcune delle quali erano abitate solo in alcune stagioni dell’anno. In quest’area, il rischio di contrarre malattie era molto elevato nel periodo estivo, quando avveniva il prosciugamento delle zone paludose.
Il primo progetto di bonifica fu stilato nel 1868 dal genio civile di Bari, il quale, dopo aver rilevato tutta la superficie del lago e dopo averne misurato la profondità, riconobbe le zone di impaludamento e suggerì il modo di sanarle. Le paludi, quindi, lasciarono lo spazio a terreni coltivabili. Venne ripresa l’agricoltura.
Nel periodo napoleonico la cittadina divenne Ducato del Regno di Napoli e si verificò una netta ripresa grazie al Ministro Fouch. Le fortificazioni otrantine furono soggette a una totale trasformazione a partire dal 1866 e molti beni urbanistici della città finirono nelle mani del demanio. Il fossato del Castello fu ricoperto da terra e brecciolina e un tratto delle mura fu abbattuto.
Durante la Prima guerra mondiale il Canale di Otranto fu interessato dal Blocco del Canale d’Otranto realizzato dagli alleati (Italia, Inghilterra e Francia) ai danni dell’Impero austro-ungarico e teatro dello scontro detto battaglia del Canale d’Otranto, che si concluse con la sconfitta degli alleati e la forzatura del Blocco.
Durante la Seconda guerra mondiale il Canale di Otranto subì un’incursione aeronavale (notte tra 11 e 12 novembre 1940) contemporanea a quella attuata a Taranto (Notte di Taranto) eseguita come diversivo nei confronti dell’attacco principale su Taranto che ospitava la flotta italiana.
Il Novecento fu un secolo di emigrazioni verso la Germania e la Svizzera alla ricerca di un posto di lavoro. Alla fine degli anni novanta la città ha vissuto gli sbarchi in massa sulle sue coste dei profughi albanesi in fuga dalla loro terra.
Ci sarebbe molto ancora da dire di questa meravigliosa città ma ci riserviamo di farlo in un prossimo articolo in cui andremo a viaggiare tra le meravigliose architetture che fanno di Otranto un luogo magico ed affascinante.
A presto 🙂
Fonte Wikipedia, quì l’articolo completo https://it.wikipedia.org/wiki/Otranto