La leggenda risale al tempo dei Messapi, l’antico popolo che abitava questi territori durante l’età del Ferro, tra il X e VI secolo a.C., quando in quella zona esisteva la città di Veretum: la Culla della Civiltà Messapica).
Numerose ricerche archeologiche effettuate nel corso degli anni in questa zona, hanno fatto risalire a questa cittadina come il primo centro fondato dai Messapi.
L’antica città messapica di Vereto, sorgeva su una collina nel territorio di Patù ad un’altitudine di 140 metri sul livello del mare ed era situata lungo il percorso delineato dall’antica via Salentina.
L’intero territorio circostante, che si protaeva fino a Santa Maria di Leuca era controllato a vista proprio grazie a quel promontorio.
Su quell’altura sorgeva un tempio dedicato alla Dea Minerva, e nel tratto che da Veretum portava a Castro, viveva una bellissima sirena, di un candido bianco e il suo nome era LEUCASIA.
Il suo canto era particolarmente armonioso e mai nessuno era stato in grado di resistere, finché un giorno, un giovane pastore, non scese sugli scogli per portare le sue pecore a lavare.
Si chiamava Melisso, era bellissimo e Leucàsia se ne invaghì.
Subito Leucasia intono’ il suo canto più bello ma Melisso che amava la bellissima e giovane Aristula resistette alla tentazione senza nessuna fatica e la rifiutò.
Sentendosi offesa per il rifiuto, la bianca sirena si infurio’ premeditando una paziente vendetta.
Un bel giorno che i due innamorati si apprestarono a scendere sulla riva del mare, subito Leucàsia scatenò con la sua coda e il suo fiato una tremenda tempesta e le onde gigantesche catturarono i due giovani facendo in modo che i due innamorati annegassero e che finissero separati per sempre sulle due punte opposte di un ampio golfo.
Dall’alto di Veretum dove sorgeva il suo tempio, la dea Minerva vide tutto questo e si impietosì.
Decise allora di pietrificare i corpi di Melisso e Arìstula, dando loro l’eternità: quelle pietre diventarono da allora per tutti e per sempre la punta Meliso (Melisso) e la punta Ristola (Arìstula) che non potendosi toccare fra di loro, abbracciano quello specchio di mare lì dove la terra finisce (de Finibus terrae).
Leucàsia, distrutta dal rimorso e persa la sua preziosa voce, si suicidò pietrificandosi anch’essa dando vita alla città bianca di Leuca, che ora sorge tra le due punte che la sua vendetta aveva separato.
Carissimi amici, quanti di voi conoscevano questa leggenda bella ed affascinante come la sua terra… ma conoscendo Leuca e i suoi dintorni non poteva essere altrimenti!