Balaustre, colonne, balconate, statue, palazzi, ville ed opere d’arte esportate in tutto il mondo e poi tanto altro, questa è la risposta all’utilizzo di un materiale che ha caratterizzato un territorio, “lu leccisu”, la pietra del Salento.
La scoperta della pietra leccese, questa roccia calcarea, fu un vero e proprio contagio che coinvolse nobili, autorità religiose e istituzioni e si propago’ in abitazioni private dando sfogo alla creatività di chi ci abitava.
Nacquero così fregi, scudi nobiliari, volte a stella e facciate imponenti ma molto eleganti grazie soprattutto al colore e la sua duttilità.
La fioritura di opere e monumenti barocchi si diffuse in modo rapido esplodendo nella seconda metà del XVII secolo, una volta scongiurata totalmente la minaccia delle incursioni turche con la battaglia di Lepanto.
Il risultato è quello che si può ammirare ancora oggi nella penisola salentina, ma anche in tanti altri paesini che caratterizzano il territorio, un intreccio d’arte e di architettura per lo più barocca, uno stile inconfondibile che ha reso il capoluogo del Salento famoso!
La pietra di formazione calcarea è molto particolare perché nella sua composizione geologica contiene frammenti di conchiglie, piccoli fossili che arricchiscono la struttura, ma anche minerali che la fortificano come il quarzo e l’argilla che la rendono ancora più interessante.
Seppur risalente a circa 21milioni di anni fa, esattamente nel periodo Miocenico, questo prezioso materiale viene estratto ancora oggi in immense cave profonde anche cinquanta metri anche se, in maniera più limitata, perché col passare del tempo le restrizioni imposte dalla tutela ambientale sono aumentate,difatti molte cave oggi risultano abbandonate.
Dalle cave esistenti (soprattutto tra i comuni di Melpignano, Cursi, Maglie e Corigliano d’Otranto), vengono estratte delle forme di parallelepipedo di dimensioni diverse e la morbidezza di questa pietra, fa sì che la sua estrazione avvenga senza difficoltà poiché si lascia incidere facilmente.
Era poi, di particolare interesse un tempo, la scelta che veniva fatta nell’individuare la cava, questo era il compito di anziani ed esperti estrattori detti “cavamonti” che individuate le zone adatte alla lavorazione, davano il via alla deforestazione o sfoltimento della vegetazione.
È poi il tempo a darle un colore diverso facendola diventare quasi color miele e rendendola più dura e resistente,quasi a fare un dispetto al trascorrere del tempo.
La pietra leccese baluardo dell’architettura stessa, si fregia ancora oggi di personaggi che diedero lustro alla cultura salentina.
Architetti del tipo di Giuseppe Zimbalo (detto lo Zingarello)
fu il più famoso e imitato del barocco leccese.
Il padre, Sigismondo, era a sua volta figlio di uno dei maggiori scultori degli inizi del Seicento, Francesco Antonio Zimbalo.
Grande risalto ebbe anche Giuseppe Cino (Lecce 1645 –1722), fu anch’esso un architetto e scultore salentino, uno dei massimi esponenti del Barocco leccese, tra i massimi fautori delle opere barocche presenti sul territorio, risalenti al Seicento.