Una buona notizia: il vaccino per il Coronavirus è quasi pronto.

Stanno per iniziare i primi test sugli animali ad opera dell’azienda italiana Reitherae, entro maggio sarà sperimentato sull’uomo prima di metterlo in commercio.

Finalmente una buona notizia che ci fa ben sperare. Una luce che si accende proprio in Italia.

L’azienda Reithera, che ha sede a Castel Romano, in provincia di Roma, sta per iniziare a testare un vaccino contro il Coronavirus e le prime sperimentazioni verranno eseguite sugli animali, poi, come abbiamo già scritto, a maggio si passerà ai test sull’uomo.

La strategia messa a punto dall’azienda Reithera è quella di combattere il Coronavirus con un altro virus innocuo però per l’uomo, spiega la biologa Antonella Folgori, amministratore delegato e cofondatrice della Reithera, proprio come fosse una navicella per trasportare il gene della proteina spike che si trova sulla superfice del Coronavirus.

In questo modo, si riesce a indurre una risposta immunitaria specifica mediata dagli anticorpi contro il Covid-19»

La nota azienda farmaceutica si è messa al lavoro appena un mese fa per tentare di trovare il vaccino contro il «nemico invisibile» che ha messo in ginocchio non solo l’Italia ma l’intero pianeta. «Abbiamo completato la fase pre-clinica del vaccino, dice ancora la dottoressa Folgori, siamo pronti per testarlo sugli animali e a maggio avremo 10mila dosi da poter testare sull’uomo, magari anche in categorie più esposte come il personale sanitario, se l’emergenza lo dovesse richiedere».

Per il passaggio ai test sull’uomo ci sarà bisogno della collaborazione con l’Istituto Spallanzani di Roma, tra i primi al mondo ad aver isolato il coronavirus prelevando un campione da un paziente contagiato che aveva dato il suo consenso.

L’azienda Reithera darà il siero degli animali vaccinati (in cui si suppone che ci siano anticorpi indotti dal vaccino) e questo viene testato in vitro sul coronavirus vero e proprio isolato, dallo Spallanzani di Roma, per vedere se farà la sua efficacia.

I ricercatori devono dimostrare prima la sicurezza e poi l’efficacia del vaccino sui soggetti volontari sani. Occorrerà tempo, dunque, non meno di sei mesi. Ma se l’emergenza dovesse restare alta, non si escluderebbe di testarlo su categorie ad alto rischio di contagio, come appunto il personale sanitario.

Per poterlo utilizzare su un numero più ampio di persone, bisognerà aspettare gli ultimi mesi dell’anno, molto probabilmente a novembre o dicembre.

Secondo il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, in tutto il mondo esistono in totale 35 vaccini pronti ad essere testati contro il Covid-19.

Vaccini a parte, sono in corso dei test sui farmaci, in particolare sugli antivirali contro l’Hiv (lopinavir e ritonavir) e su un farmaco sperimentale contro l’Ebola, il remdesivir di Gilead. Entro fine marzo, Gilead coinvolgerà un migliaio di pazienti con coronavirus per determinare se dosi multiple del farmaco possono invertire l’infezione.

In Cina ha dato buoni risultati un’altra terapia che utilizza il plasma dei pazienti guariti da Covid-19, ed è in cura sperimentale anche un farmaco antinfiammatorio contro l’artrite reumatoide (il tocilizumab).

Insomma, il personale tecnico e le industrie farmaceutiche sono a un passo dalla soluzione ma, bisogna avere pazienza e fidarsi del servizio sanitario italiano, che sta facendo di tutto per debellare questo virus, anche a costo della loro incolumità.