L’otto marzo ricorre la festa della Donna e noi abbiamo pensato di dedicare questo giorno ad una figura molto importante e rispettata, che nel Salento “ha dato la vita” ai nostri genitori ma anche a molti di noi.
“io personalmente” ricordo la Signorina GEMMA, una donna molto elegante venuta da Vignola, in provincia di Modena, e rimasta nel Salento perché innamorata del posto.
Ognuno di voi può, attraverso questo sito web, con un commento, un pensiero, due righe, ricordare la “sua” Signorina GEMMA.
Ma chi era effettivamente questa figura chiamata mammana?
Già il nome di mammana fa pensare alla maternità. Era infatti, fino a poco più di un secolo fa, colei che aiutava le donne che aspettavano un figlio a partorire.
S’incaricava, ad esempio, di far bollire l’acqua, utile alla purificazione della mamma e del figlio, a bagnomaria per sterilizzarla;
portava sempre con sé panni, forbici e garze e ripuliva il bambino dal liquido amniotico e se il nascituro aveva un colorito giallognolo, si diceva fosse “nato con la camisa”, cioè fortunato.
In alcuni paesi, sempre nel Salento, la puerpera doveva rimanere a letto per un numero dispari di giorni, perché avrebbe portato fortuna al neonato, ma la donna che aveva avuto un parto difficile, per scongiurare dei problemi che sopraggiungevano, doveva trascorrere a riposo almeno quaranta giorni.
Espletato il parto, il padre del neonato o un parente diretto si recavano in chiesa e facevano suonare le campane: tre o più tocchi suonati a festa annunciavano la nascita di un maschio, due soli rintocchi quello di una femmina.
Al suono delle campane, chiunque, ovunque si trovasse, recitava una preghiera e si faceva il segno della croce.
La mammana dava anche importanti indicazioni alle madri, come quella di mangiare per tre giorni solo brodo di pollo e null’altro, ciò per evitare febbri e per avere latte buono.
La mammana in genere non era una vera e propria ostetrica: non aveva titoli di studio né corsi di formazione alle spalle ma era solo una donna esperta che si assumeva l’incarico di aiutare le gestanti del paese, peraltro non richiedendo nulla in cambio (anche se spesso avveniva che le famiglie stesse la ripagassero con qualche bene di consumo: una gallina, ortaggi, ciò che si potevano permettere).
Ma una mammana era anche molto di più di una aiuto-gestanti, infatti il più delle volte era stata una figura sociale di primo piano: ogni futura madre si rivolgeva esclusivamente a lei, era la prima a toccare e benedire ogni bambino del luogo, conosceva tutto di tutti e, anche grazie a lei, tutti venivano a sapere tutto di tutti.
E’ normale, perciò, che la gente le portasse il massimo rispetto e riconoscenza.
Dunque questo suo “potere” di aiutare chi dava la vita la rendevano un personaggio di tutto rispetto.
Sempre in tempi passati, aveva facoltà di battezzare il neonato (solo se questo fosse stato in pericolo di vita), con tutto il rituale e la gestualità che il Sacramento prevedeva.
Questo doveva avere una grande influenza sull’immaginazione collettiva soprattutto perché il nascituro che fosse morto senza il battesimo se ne andava col peccato originale.