Un noto stornello popolare recita:
“Nazzu nazzu nazzu la paparina cu lu lapazzu ca senza lu lapazzu la paparina ci me lu fazzu”
Cioè:
“Nazzu nazzu nazzu la paparina con il lapazio che senza lapazio cosa me ne faccio della paparina“
Oggi vogliamo raccontarvi di questo piatto “povero” della tradizione Salentina.
Questa pianta veniva usata dai contadini nella preparazione di squisite pietanze, per farcire ‘mpille e pucce o per accompagnare piatti di selvaggina.
La paparina è una pianta spontanea, il “Papavero rosolaccio”.
Il cespo di foglie che si sviluppa attorno alla radice viene raccolta quando la pianta è ancora piccola e lontana dalla fioritura.
Una volta raccolto può essere cucinato in due modi:
‘nfucata (stufata) e ‘a fritta (soffritta).
In realtà questa verdura ha una buonissima consistenza ma non sa di nulla.
Proprio per questo la paparina viene cucinata insieme ad un altra erba spontanea il “lapazzu”.
Il “Lapazio” è una bietola selvatica che cresce spontaneamente nei luoghi incolti e serve ad addolcire il gusto agreste della paparina.
Prepariamolo insieme
Kg. 1.5 paparina
Gr. 100 lapazzu
Q.b. sale
Q.b. olio
Q.b. peperoncino
Una manciata di olive nere
Mezzo bicchiere di vino bianco
Mondiamo e laviamo le verdure abbondantemente.
In una pentola mettiamo a scaldare l’olio e quando comincia a fumare versiamici le verdure.
Facciamole soffriggere per un po’.
Aggiungiamo il sale ed il peperoncino.
Ora facciamo cuocere il tutto a fuoco basso.
Verso la fine della cottura aggiungiamo le olive e mezzo bicchiere di vino, facendolo evaporare.
Ora la nostra paparina cu lu lapazzu e pronta per essere gustata, magari accompagnata da una buona puccia o dal pane rrustutu e…
… BUON APPETITO!