Il folletto del Salento

… Mi ricordo che ero bambino, l’inverno appena trascorso era stato uno dei più piovosi che io potessi ricordare – mi diceva mia madre -mentre apriva le imposte per dare aria dentro casa.
Lo faceva tutti i giorni, lei diceva che bisognava cambiare aria perché uscissero le anime cattive che erano venute in sogno.

Prima il Salento era un raccontare di storie e leggende, lo si faceva di solito intorno alla “raciera” (il braciere), oppure d’estate raccolti in qualche veranda, la sera dopo cena. E uno di questi racconti riguardava quella di un “folletto dispettoso”.

Tale tradizione è arrivata fino ai giorni nostri grazie ai racconti degli anziani.

Questo folletto assumeva un nome diverso a seconda della zona del Salento in cui si trovava. Nella città di Lecce aveva il nome di Laurieddhu o Lauru, nel Nord del Salento prendeva il nome di Uru, nel Sud Salento, infine, si chiamava spesso Monacieddhru, Municieddhru o Scazzamureddhru.

Si trattava fisicamente di una figura alta pressappoco quanto un bimbo di 3/4 anni, con la particolarità di possedere orecchie e copricapo a punta.

Pur assumendo un nome diverso, si trattava in realtà sempre dello stesso folletto. Per natura dispettoso, amava fare dei rumori in casa per svegliarne gli abitanti, rovesciare piatti e pentole, nascondere gli oggetti per farli ritrovare solo diverso tempo dopo, far volare panni stesi o carte in genere, togliere la sedia dalle giovani donne mentre queste erano sedute o tirar loro i capelli, solleticare i piedi degli uomini mentre riposavano.

Per chi aveva una fattoria, i timori erano ancora maggiori. Il folletto poteva a sua discrezione intricare le code o le criniere dei cavalli, farli ingrassare o deperire, fare cagliare il latte appena munto, far smettere alle galline di fare le uova.

Poteva anche accadere, e questa è la vera leggenda, quella che in molti raccontano perché testimoni, che il folletto saltasse sull’addome degli uomini o sul seno delle donne durante il sonno, facendo perdere il fiato per qualche attimo.
Se però in quel frattempo si riusciva a rubarne il berretto che portava, (infatti aveva un berretto rosso a cui era molto affezionato), egli avrebbe fatto di tutto per riaverlo e si sarebbe potuto esprimere un desiderio.

Ma essendo dispettoso, il folletto lo esaudiva al contrario: ad esempio se si chiedeva denaro, si ricevevano pietre; al contrario, se si chiedeva qualcosa senza valore, allora si ricevevano denari ed ori. E solitamente il tesoro era da cercare presso le “acchiature”, luoghi nascosti sotto terra” o nei muretti di pietra a secco.

Pur essendo dispettoso però “lu laurieddhu” non era di animo cattivo e non infieriva più di tanto sulla brava gente, tendendo a prendere di mira le cattive persone.

Oggi i “Laurieddhi” non si vedono più, sono fuggiti lontano, incalzati dal progresso che tutto divora inesorabilmente.
Comunque, a dire il vero, siamo convinti che non siano del tutto scomparsi, qualcuno di loro sarà sicuramente ancora nelle campagne limitrofe… e quando meno l’aspettate lo ritroverete sopra di voi che vi sorride beffardamente strozzandovi il respiro.