Basilica Santa Maria de Finibus Terrae – La Storia

Ciao amici di Orgoglio Salentino, torniamo a Leuca e precisamente nella Basilica Santa Maria de Finibus Terrae.

L’altro giorno vi abbiamo raccontato della grande bellezza di Leuca e oggi vogliamo approfondire la storia di uno dei suoi simboli più importanti: la Basilica.

Situata sul promontorio Iapigio, dove oggi troviamo l’attuale chiesa di Santa Maria de Finibus Terrae, in origine sorgeva un tempio pagano dedicato a Minerva.

Questo è stato scoperto grazie al ritrovamento di un’ara, conservata all’interno della chiesa, con le seguenti scritture:

«Ubi olim Minervae sacrificia offerebantur hodie oblationes Deiparae recipiuntur»

«Qui dove sacrifici a Minerva offriansi e doni, l’obol sacro a Maria cristian deponi»

Sul piazzale esterno troviamo la croce pietrina.

Questa fu costruita in ricordo dell’apostolo Pietro
che, di viaggio verso Roma, sbarcò a Leuca e convertì al cristianesimo i suoi abitanti.

E così il tempio dedicato a Minerva venne dedicato al Santissimo Salvatore.

Forse si tratta solo di racconti, ma alcune chiese e località salentine sono state intitolate a San Pietro, come a volerne celebrare il passaggio.

Oltre alla croce pietrina abbiamo la chiesa di S. Pietro in Galatina, la chiesa di S. Pietro in Giuliano, il paesino di San Pietro in Lama e quello di San Pietro Vernotico, e vari scritti che ne avvalorano la tesi.

La Basilica prende il nome dalla cultura romana che definiva Leuca de finibus terrae, cioè un luogo ai confini della terra, per sottolineare il fatto che era l’ultimo lembo della penisola.

Con il tempo si meritò l’appellativo di “Madonna delle frontiere” , per indicare un simbolo geografico e religioso di accoglienza e incontro fra i popoli del Mediterraneo.

Nel 59 divenne sede vescovile.

In seguito a causa dell’editto di Diocleziano e Galerio, la chiesa venne completamente rasa al suolo, e il quadro della Vergine, che si riteneva essere opera di san Luca, venne perso.

Il 1º agosto 343, papa Giulio I consacrò una nuova chiesa dedicata a Santa Maria dell’Angelo.

Secondo una leggenda il culto della Vergine Maria aumentò nella notte del 13 aprile del 365.

Durante la notte ci fu una violenta tempesta.

I pescatori chiesero aiuto alla Madonna che fermò la tempesta e salvò le loro barche.

A causa della sua posizione geografica, durante i secoli, la chiesa venne più volte distrutta o saccheggiata dai Saraceni e dai Turchi.

Nonostante ciò fu sempre ricostruita nello stesso luogo seguendo le mura perimetrali originarie.

Nel 1720 il vescovo Giovanni Giannelli, a causa dell’ennesimo saccheggiamento, decise di ricostruire la chiesa con un’architettura simile ad una fortificazione a due piani.

L’idea era quella di far sembrare la chiesa, da lontano, una casa privata.

Venne terminata e consacrata nel 1755.

Oggi ciò che rimane del luogo di culto pagano, è una parte dell’ara originale, che si trova nella zona destra dell’interno della chiesa, su cui si consumavano gli antichi riti

Durante la visita di Giovanni Paolo II nel 1990 è stata innalzata a basilica minore.

In conclusione, la Basilica è una chiesa dalle origini antichissime avvolte in un velo di mistero, in cui storia e leggenda si alternano e si confondono, luogo di cultura e di incontro tra i vari popoli del Mediterraneo…impossibile non restarne affascinati!

Sperando che questo articolo sulla storia della Basilica Santa Maria de Finibus Terrae vi sia piaciuto vi salutiamo calorosamente.

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