Cesti e Panari. Arte del Salento.

Ciao amici di Orgoglio Salentino, in questo articolo parliamo di Cesti e Panari e della loro lavorazione che nel Salento è una vera e propria arte.

Si tratta di una lavorazione molto particolare che è andata a scomparire nel corso degli anni, e ritornata in voga ultimamente, soprattutto ad opera di associazioni che intendono rispolverare i tempi che furono.

La lavorazione del giunco è molto radicata nella terra salentina e oltre alla realizzazione dei panari, viene utilizzata anche per creare altri prodotti.

I panari venivano utilizzati soprattutto per la raccolta delle olive o fichi e per trasportare le uova fresche.

Se vi capita di andare nei paesini del Salento, i più fortunati potrebbero addirittura scovare la bottega di uno dei pochi artigiani che ancora dedicano a questa attività alla costruzione dei panari o dei cesti ed osservarli ad intrecciare canne e giunchi di ulivo e vedere così nascere dalle loro mani un oggetto semplice, che però racchiude in sé il lavoro e la fatica dei testimoni di questo fantastico lembo di terra.

Panari-e-cesti

“Lu panaràru” realizzava così i cesti dal manico arcuato utilizzati per la raccolta dei frutti della terra, (i panari e le còfane), più grandi, utilizzate per il trasporto degli stessi.

In Salento le canne, il giunco, il restinco, l’ulivo selvatico, il mirto e le altre essenze della macchia mediterranea crescono rigogliose, in differenti ambienti, tant’è che la comunità contadina vive in perfetta sintonia con il suo ambiente e sa impiegare con massimo profitto, e altrettanto rispetto, le materie prime che Madre Natura mette a disposizione.

La canna comune è una pianta erbacea perenne e dal fusto lungo, cavo e robusto; cresce in terreni umidi o acquitrinosi, lungo gli argini di fiumi, stagni e canali, sui margini di campi coltivati e le potete notare soprattutto sulle dune sabbiose, vicino al mare.

È una pianta antichissima, da millenni gli abitanti della penisola salentina hanno imparato ad apprezzarne le qualità e la lavorano per ottenere prodotti di ogni genere: dai “cannizzi”, le stuoie su cui si fanno essiccare pomodori e fichi, ai giochi per i bambini, dagli strumenti musicali ai contenitori e per produrre i panari si comincia proprio dalla raccolta delle canne; l’esperienza del panararu lo guida nella selezione dei materiali.

Il trattamento delle materie prime passa poi per una serie di tecniche specifiche: bollitura, essiccazione, levigatura, taglio, eventuale coloritura naturale, conservazione e, infine, l’intreccio vero e proprio che rappresenta una vera arte.

L’intreccio comincia legando alcuni segmenti duri di ramoscelli d’ulivo (i vinchi), attorno ai quali si fanno scorrere alcuni cerchi concentrici di vinchi.

La struttura viene poi rivestita da diversi strati di canne intrecciate. Infine si formano orlo e manico riprendendo e fissando tra loro i vinchi, e se un tempo i panari salentini erano di uso universale, oggi hanno assunto maggiormente una funzione decorativa e la tecnica dei panari è usata dagli artigiani anche per produrre accessori d’abbigliamento e complementi d’arredo reperibili nei migliori negozi di arredamento e non solo, insomma una tradizione che si aggiorna senza perdere identità, anzi giorno dopo giorno acquista sempre più valore.

Sperando che questo articolo sui Cesti e sui Panari vi sia piaciuto vi salutiamo calorosamente.

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