La Pasqua salentina

Nel nostro Salento ed in tutta la provincia di Lecce le feste pasquali hanno il loro epilogo con la Pasquetta, detta anche “Riu” o “pascareddhra”:
una scampagnata con annessa merenda che si fa il Lunedì dell’Angelo e che i leccesi protraggono fino al martedì, rispettando un’antichissima tradizione che riporta ad un rito bizantino.

I leccesi delle generazioni passate non concepivano, come noi oggi, le scampagnate, le escursioni, le gite durante una festività religiosa come quella della Pasqua.

Il martedì dopo Pasqua si recavano a Surbo, per la festa della “Madonna di Aurio” che si celebrava presso la chiesetta omonima (sec. XII), dov’era l’immagine bizantina della Vergine.
Pertanto quando dicevano “scire a llu Riu” intendevano dire che andavano in questa chiesetta della Madonna di Aurio.

Le commemorazioni pasquali quindi sono molto sentite in tutto il territorio, la fine del carnevale come consuetudine dà l’inizio al periodo di quaresima, ma fulcro della ritualità e testimonianza dell’adorazione religiosa è la Settimana Santa.
Le celebrazioni così sentite e interpretate dalla popolazione si trasformano in un vero spettacolo culturale e religioso.

Ogni paese, cerca di ripercorrere ogni anno i punti salienti della Passione di Cristo e i riti prevedono una lunga e attenta preparazione. Già dalla Domenica delle Palme, le famiglie cominciano a preparare il così detto “piatto per il sepolcro”, un piattino di grano che andrà lasciato germogliare e servirà per l’allestimento del sepolcro nelle varie Chiese.

La Domenica della Palme ha un significato importante anche per i comuni della Grecìa Salentina, dove gruppi di cantori si riuniscono per cantare, con litanie in griko, l’ultima settimana di vita del Cristo. Un’usanza simile si trova anche ad Alezio e paesi limitrofi le cosiddette “Serenate tu Lazzarenu”.

A partire dalla mattina del Giovedì Santo, poi, le campane di ogni chiesa vengono “ttaccate”, ovvero legate in segno di lutto.
La liturgia eucaristica dello stesso giorno prevede la commemorazione dell’ultima cena, tutte le chiese così vengono inebriate dal profumo di ceste colme di pane fresco, che andrà diviso tra gli interpreti dei dodici apostoli, che partecipano alla lavanda dei piedi.

Lo stesso giorno, a messa conclusa, si allestiscono i Sepolcri presso gli altari di tutte le chiese, i lunghi arazzi con i loro panneggi, l’ambiente illuminato da sole candele e il tappeto di fiori e germogli di grano creano scenografie suggestive e le parrocchie fanno quasi a gara per aggiudicarsi il titolo di sepolcro più bello e durante la sera, la popolazione usa pellegrinare da una chiesa all’altra per osservare i sepolcri e pregare in raccoglimento.

Il Venerdì Santo è il giorno in cui ha luogo la nota processione della Via Crucis.
Tra le più significative particolare menzione va a quelle di Gallipoli, Galatina, Lecce e Maglie.
In questi centri i fedeli creano un vero e proprio corteo scandito dalle litanie e dal ritmo lento del percorso delle 13 stazioni.

La processione della Via Crucis di Gallipoli, anche detta “dell’Urnia” è lunga un’intera notte e un giorno. Come in tutte le tipiche Vie Crucis vi partecipano tutte le confraternite delle chiese della città, incappucciati contraddistinti da abiti di colore diverso.
Mentre tra gli spazi che separano le statue che raffigurano le scene della Passione, portate in spalla dai fedeli, si trovano ipenitenti che percorrono la processione scalzi, suonando la “trozzula” (strumento di origine inca per auspicare la resurrezione dei morti), con delle pietre appese al collo oppure flagellandosi.

Arriva finalmente la Domenica,
il giorno della Resurrezione, le campane vengono slegate dando così modo di suonare a festa e le statue delle chiese, coperte dai drappeggi dei sepolcri, vengono scoperte.

Mentre si celebra la messa nelle strade ha luogo un rituale più profano, viene fatta bruciare la “caremma”, un fantoccio di stracci che raffigura la vedova del Carnevale, viene appesa a testa in giù ai balconi o agli incroci delle strade già il Mercoledì delle Ceneri. Ai fantocci si mette in mano un arancia amara con sette penne infilzate e il giorno di Pasqua, finita la quaresima, viene fatta esplodere con una carica di petardi.

Altro personaggio tipico della Pasqua salentina è “Pati Paticchia” (dal greco Pathos, patire), rappresenta il legionario romano che flagellò il corpo di Cristo.

Il lunedì dell’Angelo infine, come nel resto d’Italia, si festeggia la pasquetta, con un’importante fiera del bestiame a Noha, una frazione di Galatina.
Mentre i leccesi festeggiano la pasquetta il martedì, come abbiamo già detto e scritto, tradizione conosciuta come “Lu Riu”.

Il Salento può affascinare i visitatori in tutti i periodi dell’anno e, secondo la cadenza della Pasqua, inoltre, potrete approfittare della bella stagione per scoprire il territorio e forse per fare anche il primo tuffo in mare.

Quest’anno Pasqua cade il 12 aprile 2020. Le scuole chiudono, quasi in tutte le regioni, da giovedì 9 a martedì 14 aprile 2020 permettendo alle famiglie di avere un periodo più lungo di vacanza.

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