La Storia del Pasticciotto Salentino

Il Pasticciotto è un dolce tipico del Salento composto da pasta frolla farcita di crema pasticcera.
La preparazione prevede che venga cotto in forno.

Da wikipedia apprendiamo che “la nascita del pasticciotto risale almeno al XVI secolo a Roma, come testimoniato dal ricettario (1570) di Bartolomeo Scappi, originario di Dumenza, che faceva parte della confraternita dei cuochi e dei pasticceri di Roma.

La ricetta del pasticciotto alla crema è stata adottata nel Salento molto probabilmente nei primi anni del ‘900 e ha avuto la massima diffusione artigianale negli anni ’70 tra Lecce e Galatina, dove è stato prodotto e commercializzato, nella tipica forma ovale, dal maestro pasticcere Luigi Sabella intorno al 1930.

Da allora ad oggi sono state proposte tante varianti a questo dolce che ha contribuito a rendere famosa la tipica cucina salentina.

Spennellato di albume d’uovo prima della cottura in forno, il pasticciotto raggiunge la sua tipica doratura ambrata e lucida.

Va consumato ancora caldo per rendere al palato tutte le migliori peculiarità del suo sapore: il profumo della crema e la consistenza della pasta frolla appena sfornata.

La tradizionalità del prodotto è dovuta alla reperibilità locale delle materie prime e dal metodo di produzione che avviene secondo tradizioni artigianali e familiari, che ne conservano tutte le caratteristiche qualitative.

Per ragioni storiche, infatti, nel Novecento come materia grassa per l’impasto della pasta frolla a Galatina si è scelto lo strutto, e con questo ingrediente il pasticciotto si è tipizzato.

In alternativa, alcuni pasticcieri impiegano la margarina vegetale, che si avvicina allo strutto per proprietà fisiche assicurando, oltre a una simile cottura, una migliore lavorabilità rispetto al burro, che tende invece più facilmente a sciogliersi, in considerazione del clima tipicamente mediterraneo del Salento, soprattutto molto caldo in estate.”

Ed ancora “La più antica attestazione del termine ‘pasticciotto’ di cui si ha notizia risale al 1538 e si trova nell’importante carteggio del celebre letterato marchigiano Annibal Caro (1507-1566).

In particolare, alla fine di una lettera (30 aprile 1538) indirizzata a Silvestro da Prato scrive: «Fatela distendere al nostro Comico, perché sia a ordine alla nostra tornata. Intanto, venendo egli a Roma prima di noi, buttagliene in canna qualche pasticciotto, come solete, per rintuzzarlo quando vi dà la baja della vostra Tita. Di Velletri, alli 30. d’Aprile. 1538.»

La prima fonte documentale che testimonia dell’esistenza del pasticciotto nella foggia corrente risale al 1707: come si scopre nell’archivio della Curia Vescovile di Nardò, nell’inventario redatto il 27 luglio 1707 in occasione della morte del vescovo Orazio Fortunato, tra le altre masserizie compaiono: «barchiglie di rame da far pasticciotto numero otto».

Tuttavia si tratta di una testimonianza che mette in relazione il nome con la forma del pasticciotto, ma non dice nulla circa la sua composizione.

Alcuni studi hanno individuato le tappe salienti del percorso evolutivo sia del nome, spesso associato a un’incredibile varietà di ricette salate oltre che dolci, sia delle componenti del pasticciotto salentino, attraverso le fonti letterarie più attendibili sull’argomento: i ricettari gastronomici antichi, partendo da una ricetta antica (1570) di Bartolomeo Scappi[4], mettendo in rilievo le testimonianze dei ricettari di Vittorio Lancellotti da Camerino (Lo Scalco Prattico, Roma, 1627), Giovan Battista Crisci (Lucerna de Corteggiani, Napoli, 1634), Antonio Latini (Lo Scalco alla Moderna, Napoli, 1694), e analizzando infine i suggerimenti contenuti nei ricettari di Vincenzo Corrado (Il Cuoco Galante, Napoli, 1778) e di Ippolito Cavalcanti (Cucina teorico-pratica, Napoli, 1837).”

Le origini di questo dolce particolare e squisito sono da sempre motivo di discussione pertanto preghiamo quanti di voi abbiano notizie in merito di inserirle nei commenti così da condividerle con tutti noi. Grazie