I santi Antonio Primaldo e compagni martiri, conosciuti anche come “Martiri di Otranto”, sono gli 813 abitanti della città salentina di Otranto uccisi il 14 agosto 1480 dai Turchi, per aver rifiutato la conversione all’Islam dopo che il 28 luglio 1480 una flotta navale turca invase la città.
Sono stati canonizzati il 12 maggio 2013 ed erano stati dichiarati beati il 14 dicembre 1771.
Nel massacro, tutti i maschi di oltre quindici anni furono uccisi, mentre le donne e i bambini furono ridotti in schiavitù. I morti furono in totale 12.000 e i ridotti in schiavitù 5.000, comprendendo anche le vittime dei territori intorno alla città.
I superstiti, almeno ottocento, si erano rifugiati nella cattedrale a pregare con l’arcivescovo quando fu ordinato loro di rinnegare la fede cristiana. Essi rifiutarono e furono quindi tutti uccisi, mentre la chiesa fu ridotta a stalla per i cavalli.
Particolarmente barbara fu l’uccisione dell’anziano arcivescovo e del comandante della guarnigione.
Il primo superstite ad essere decapitato fu Antonio Primaldo. La tradizione tramanda che il suo corpo, dopo la decapitazione, restò ritto in piedi, a dispetto degli sforzi dei carnefici per abbatterlo, sin quando l’ultimo degli Otrantini non fu martirizzato.
Durante quel massacro le cronache raccontano che un turco si convertì nel vedere il modo in cui gli otrantini morivano per la loro fede e subì anche lui il martirio, impalato dai suoi stessi compagni d’arme.
Il 13 ottobre 1481 i corpi degli Otrantini trucidati furono trovati incorrotti e vennero successivamente traslati nella Cattedrale di Otranto.
Reliquie dei santi martiri sono venerate in molti luoghi della Puglia (in particolare nel Salento) a Napoli, Venezia, Milano e anche in Francia (a Tours) e in Spagna.